CONVENZIONE CASSERO | la replica del circolo al capogruppo PD Claudio Mazzanti
Bologna, 18 maggio 2015 – Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il Partito Democratico, attraverso il suo capogruppo in Consiglio Comunale Claudio Mazzanti, ha deciso la messa a bando della Salara, sede del Cassero, nel dicembre del 2016. Lo apprendiamo con grande sorpresa e con profonda tristezza, innanzitutto, perché ci aspettavamo che qualsiasi riflessione sul tema fosse portata avanti in maniera strutturale, cioè considerando tutte le assegnazioni dirette di spazi del Comune di Bologna, e in maniera partecipata, cioè coinvolgendo direttamente le realtà interessate.
Ci aspettavamo modalità diverse perché il rapporto con la comunità cittadina viene continuamente messo al centro del discorso politico, specie in queste settimane. Ma tra il dire e il fare, questo oggi a noi appare evidente, c’è sempre di mezzo il mare. Nel merito della decisione, poi, il commento può essere uno solo: nel 1982, in anni difficili e per molti versi dolorosi per la città di Bologna, l’amministrazione comunale seppe stabilire il primato della politica, scrivendo una pagina della nostra storia che ancora oggi porta prestigio alla città. Oggi anche quella pagina sembra destinata al furore incondizionato della rottamazione, di chi pensa che non ci siano insegnamenti e valori da tener cari nei decenni che ci lasciamo alle spalle.
Il Cassero non ha mai avuto timore di confrontarsi con i bandi: proprio attraverso i bandi (quelli europei, ad esempio) riceve gran parte dei finanziamenti, e porta onore a Bologna e a chi la abita. Ma qui non si tratta solo di un bando, qui si tratta di fare un passo indietro, di ritrattare una scelta che traccia il profilo di questa città. E lo si fa non solo per amore delle regole (un punto di caduta avvilente per la politica) ma per togliere la Salara al Cassero, come oggi chiarisce la consigliera Castaldini, il cui partito a Roma governa col Pd. Diventa allora urgente che il Partito Democratico chiarisca alla città alcune cose.
Innanzitutto: la decisione riguarda solo il Cassero o tutte le associazioni che ricevono spazi pubblici per assegnazione diretta? La prima eventualità non merita grandi commenti: sarebbe semplicemente gravissima. Nel secondo caso, si resta allibiti da quest’impeto di smantellamento di un intero sistema che da anni lavora in una logica di sussidiarietà che garantisce a Bologna risposte a bisogni che l’amministrazione comunale non è nemmeno in grado di intercettare. A questo proposito ci auguriamo che il consigliere Mazzanti abbia letto il bilancio sociale che il Cassero ha consegnato all’amministrazione comunale e il documento politico che 14 associazioni, tra cui il Cassero, hanno predisposto per il Bologna Pride: lì si trova una lunga lista di bisogni, alcuni urgenti, rispetto ai quali le associazioni svolgono un ruolo fondamentale, sostituendo del tutto o in parte le istituzioni. Che risposte intende fornire il Partito Democratico a queste istanze? Esiste una strategia o la priorità per il partito oggi è solo lo smantellamento dell’esperienza del Cassero?
Ci auguriamo infine che il segretario del Partito Democratico, Francesco Critelli, voglia fissarci un incontro urgente, per chiarire i termini di questo dibattito con le modalità più corrette, risparmiandoci quest’estenuante e indecoroso botta e risposta a mezzo stampa.
Il Consiglio direttivo