Abitare Bologna: l’intervento del Cassero
Mercoledì 24 alla Casa di quartiere Katia Bertasi siamo intervenute anche noi all’assemblea di plat sul tema abitare. Pubblichiamo qui il nostro intervento:
Nell’anno che si è da poco concluso, abbiamo visto continuare l’operazione di gentrificazione verticale della nostra città, in perfetta continuità con le politiche di svuotamento e repressione degli ultimi decenni.
Solo nel mese di dicembre abbiamo assistito a numerose azioni di sgombero e violenza istituzionale. Sono stati 3 gli sgomberi di esperienze di occupazione abitativa, accompagnati da un elevatissimo utilizzo della violenza in repressione delle proteste.
La comunità LGBTQIA+ è fortemente interessata dal tema abitativo in quanto ancora troppo spesso come persone LGBT ci ritroviamo senza abitazione perché proprio quello è lo spazio in cui subiamo discriminazioni e/o violenza. Molto spesso si tratta dell’abitazione familiare, da cui veniamo cacciate, o di situazioni abitative di convivenza, sia con coinquiline che partner.
La condizione si aggrava dal momento in cui ci mettiamo o ci mettono nella condizione di trovare una soluzione abitativa di qualche tipo: la situazione a cui molto spesso andiamo incontro è quella di veder minato l’accesso alla casa proprio da discriminazioni che si basano sul nostro orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Per questo troviamo giusto riportare in questo spazio due casi: in una delle esperienze abitative sgomberata in dicembre, quella nata nello stabile in viale filopanti, aveva trovato alloggio dopo giorni di ricerca intensiva una persona che aveva fatto accesso al nostro CAD Spazio Cassero, una persona trans arrivata a Bologna perché rimasta senza abitazione e con cui per giorni avevamo provato azioni per permetterle di non stare in strada.
Un’altra persona in primavera era stata accolta dall’esperienza della Vivaia TFQ dopo esser stata cacciata di casa e aver fatto accesso al nostro CAD.
Questo ci porta a riflettere su come gli spazi in cui si ricercano misure alternative per l’accesso all’abitazione e ai servizi, anche con forme di co-organizzazione e co-gestione, possano essere in città delle reali opportunità per chi non trova accesso a delle misure di sostegno.
In questi anni non abbiamo visto riconoscimento per le esperienze di creazione di queste esperienze, ma è stata attuata una forte repressione che ha trovato la sua legittimazione nelle questioni di sicurezza pubblica.
La violenza da parte delle forze dell’ordine ha visto apici importanti e durante questi sgomberi un poliziotto ha colpito una ragazza dei collettivi, con un calcio ai genitali, dimostrando come la deriva securitaria di Bologna ceda ancora troppo spesso il passo alla violenza sistemica di chi dovrebbe essere deputato a gestire l’ordine pubblico.
Un ordine pubblico che però viene utilizzato come pretesto per scoraggiare e reprimere ogni tipo di forma di protesta, ostacolando l’emersione di mobilitazioni e delle lotte correnti, volendo ignorare sistematicamente il contenuto politico.
Proprio per questo ci teniamo a menzionare l’episodio in cui le forze dell’ordine hanno impedito alle compagne di Non Una Di Meno di manifestare in Piazza Maggiore, il 16 dicembre, deviando di fatto il corteo.
Questo quanto accaduto nel solo dicembre 2023 ma l’esproprio dei luoghi occupati che hanno fatto la storia di Bologna si inserisce in una storia quindicennale: Atlantide, Làbas, OZ, Ex-Telecom, XM24, La Vivaia TFQ, solo per citarne alcuni.
Allora secondo noi questo è lo spazio per porci delle domande: quale tipo di città vogliamo? Una Bologna-vetrina enogastronomica, ripulita da ogni forma di creatività politica e abitativa? Davvero ci rassegniamo alla Bologna sgomberata priva di spazi di vita e di elaborazione? La nostra risposta è no. Come Cassero, vogliamo una Bologna che torni a essere città di possibilità, di sperimentazione, di autorecupero e, perché no, anche di occupazioni. Occorrono risposte chiare e azioni concrete, non solo per contrastare l’emergenza abitativa ma anche per arrestare la sottrazione e la svendita dei nostri luoghi di libertà.