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RIVOLTA PRIDE 2022

25 Giugno, 2022 @ 3:30 pm

SABATO 25 GIUGNO 2022
porteremo le nostre istanze, la nostra gioia, la nostra rabbia per le strade della città: perché la rivolta diventi rivoluzione!
𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘𝗡𝗭𝗔
25.06.22 alle ore 15:30 in 𝗣𝗜𝗔𝗭𝗭𝗔 𝗫𝗫 𝗦𝗘𝗧𝗧𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘
Poi: Via Indipendenza, Via dei Mille, Piazza dei Martiri e Via Don Minzoni. Giriamo sui viali e proseguiamo verso i 𝗚𝗜𝗔𝗥𝗗𝗜𝗡𝗜 𝗗𝗘𝗖𝗢𝗠𝗣𝗥𝗘𝗦𝗦𝗜𝗢𝗡𝗘 (Giardini di Villa Cassarini)
𝗔𝗥𝗥𝗜𝗩𝗢
Piazzale Jacchia dentro ai 𝗚𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶𝗻𝗶 𝗠𝗮𝗿𝗴𝗵𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 (entrata da Porta Santo Stefano)
𝐑𝐈𝐕𝐎𝐋𝐓𝐀 𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄 𝟐𝟎𝟐𝟐: 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐞̀ 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐢𝐨!
Anche il 2022 è Rivolta Pride!
𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐬𝐭*, 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐞 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 #𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨𝐩𝐢𝐮𝐝𝐢𝐙𝐚𝐧 ha portato nel 2021 più di 30 mila persone nelle strade di Bologna. Si tratta di un percorso orizzontale e assembleare che vuole portare a un reale cambiamento della società, costruendo un’alleanza tra soggettività e soggetti politici diversi. Questa rete è parte del movimento @Stati Genderali e contribuisce alle lotte sul livello nazionale, scaturite dal dibattito parlamentare sul ddl Zan e dal suo affossamento: un provvedimento non basta. Abbiamo deciso insieme di riprendere parola e spazio contro la violenza sistemica: rimettiamo al centro le nostre vite materiali e i nostri bisogni!
Siamo convint* che la 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐨𝐦𝐨𝐥𝐞𝐬𝐛𝐨𝐛𝐢𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐚𝐟𝐨𝐛𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐨𝐠𝐢𝐧𝐚, 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐜𝐢𝐬𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐚𝐫𝐜𝐚𝐥𝐞, 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐝𝐞 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞 e ben radicata, e che soltanto un coinvolgimento attivo e di 𝐭𝐮𝐭𝐭* 𝐧𝐨𝐢 𝐟𝐫𝐨𝐜𝐢𝐞, 𝐥𝐞𝐬𝐛𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬, 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐬𝐞𝐱, 𝐛𝐢+ 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐦𝐨𝐧𝐨𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢, 𝐚𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢*, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐇𝐈𝐕, 𝐬𝐞𝐱 𝐰𝐨𝐫𝐤𝐞𝐫, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐨𝐜𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐞 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢, possa cambiare realmente le cose.
𝐈 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐥𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐚𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢. Noi siamo presenti in tutti i posti di lavoro: nei luoghi della formazione, nei servizi, nei luoghi della salute, negli spazi pubblici e privati. Da qui partono le nostre lotte e rivendicazioni.
Nelle fabbriche, così come in tutti gli altri luoghi di lavoro e nelle relative lotte, le persone LGBTQIAP+ ci sono sempre state, nonostante l’invisibilizzazione: come se non fossimo anche noi dentro al sistema di sfruttamento del lavoro capitalistico! 𝐑𝐞𝐬𝐩𝐢𝐧𝐠𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐚𝐢𝐧𝐛𝐨𝐰 𝐰𝐚𝐬𝐡𝐢𝐧𝐠 che ogni anno, durante il mese del pride, le aziende mettono in atto, quelle stesse aziende che spesso discriminano mentre creano profitto. 𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟎𝟒 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀, con il riconoscimento anche per l’inserimento lavorativo e pensionistico, di condizioni a ora non riconosciute, come l’ADHD. Ma anche come la vulvodinia e la fibromialgia, spesso considerate “malattie di genere” e quindi ignorate. 𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞 quando scelto e un reale contrasto alla tratta: le proposte di criminalizzazione che ogni tanto spuntano in parlamento lasciano le persone che lavorano in uno stato di vulnerabilità, mentre i fenomeni di sfruttamento restano ben presenti e ulteriormente invisibilizzati.
𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐫𝐞𝐝𝐝𝐢𝐭𝐨 𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐯𝐢𝐭𝐞: 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐜𝐚.
In questo ultimo anno l* student* si sono autorganizzat* in occupazioni e proteste, attraversando anche le esperienze del movimento LGBTQIAP+ e sottolineando i problemi che la censura anti-gender comporta per chi vive il mondo della scuola.
Come student* e insegnanti sappiamo che è necessario un 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐫𝐚𝐝𝐢𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 alla sessualità, all’affettività e al consenso così come formazione al rispetto delle differenze sessuali, di genere e culturali. Le “identità Alias” non bastano se richiedono diagnosi patologizzanti e se restano interventi isolati e non diffusi. Anche la cosiddetta inclusione delle persone con disabilità e neurodivergenze non è garantita dall’attuale legislazione e quello che registriamo è una strutturale esclusione. Crediamo che 𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐬𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐞, dove bimb* e ragazz* sono costrett* a perdere giorni di scuola per espletare doveri burocratici insensati. Persone nate in Italia o che studiano in Italia fin dalla più tenera età vengono così lasciat* alla mercé del razzismo sistemico. 𝐎𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀, 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐫𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐜𝐢𝐬𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐚𝐫𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞.
L’educazione affettiva e sessuale comprensiva delle informazioni preventive rispetto a HIV e alle altre IST deve essere inserita nei curricula scolastici e programmi didattici. Pensiamo sia arrivato il momento di 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐥’𝐇𝐈𝐕 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐧𝐢𝐜𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐦𝐩𝐢𝐚 𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐬𝐬𝐮𝐦𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐨𝐛𝐢𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞. Lottiamo contro lo stigma che pervade ogni ambito e si abbatte sui diversi corpi, ancor più quando questi si interfacciano con il mondo ospedaliero, nonostante gli avanzamenti delle terapie che permettono l’abbassamento della carica virale fino a rendere impossibile il contagio. Vogliamo che 𝐔=𝐔 (𝐔𝐧𝐝𝐞𝐭𝐞𝐜𝐭𝐚𝐛𝐥𝐞 𝐞𝐪𝐮𝐚𝐥𝐬 𝐔𝐧𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐦𝐢𝐭𝐭𝐚𝐛𝐥𝐞), ovvero non rilevabile significa non trasmissibile, diventi un messaggio sempre più diffuso e condiviso. Vogliamo la PREP (profilassi pre-esposizione) gratuita e distribuita organicamente su tutto il territorio nazionale, come avviene già in altri paesi. 𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐮 𝐬𝐢𝐞𝐫𝐨𝐜𝐨𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐭*!
La salute è fondamentale per affermare la nostra autodeterminazione di genere e il nostro benessere sociale. La L.164/1982, che regola l’accesso alle “transizioni” è frutto di una lotta trans e autorganizzata ma risulta a oggi superata. 𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥 “𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐨” che permetta alle persone trans e non binarie un accesso dignitoso ai servizi sanitari, non patologizzanti e gratuiti. Vogliamo riparazione per gli interventi chirurgici su bimb* intersex e per le sterilizzazioni forzate subite dalle persone trans per decenni, solo per cambiare un nome sul documento. 𝐋𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐚𝐟𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞, 𝐦𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐬𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞!
Viviamo infatti nuove forme di relazionalità sempre più presenti e importanti per la nostra autodeterminazione e sopravvivenza. Vogliamo una 𝐫𝐢𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐢𝐬𝐜𝐚 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞. Siamo stanch* che le nostre istanze siano appiattite sulla retorica dell’amore monogamico sotto lo slogan del “Love Is Love”. Rivendichiamo forme di relazionalità radicalmente diverse e all’altezza dei nostri desideri. Il matrimonio egualitario è il minimo, perché i diritti o sono di tutt* o sono privilegi, e noi vogliamo molto di più: l’accesso alla GPA e alle tecniche di riproduzione assistita, così come all’adozione e, in generale, vogliamo poter riconoscere le/i nostr* figli*, senza dipendere dalle scelte arbitrarie e frammentate delle amministrazioni locali. 𝐋𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐜𝐢 𝐫𝐢𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐮: lottiamo per l’aborto libero, sicuro e gratuito per tutte le persone gestanti e denunciamo l’ostracismo nei confronti del desiderio di genitorialità delle persone LGBTQIAP+. 𝐋𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐬𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞, 𝐜𝐨𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐥𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐞, 𝐚𝐥𝐥𝐞𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐧𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐞 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐬𝐚𝐟𝐞𝐫 𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐮𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨: la pandemia ha messo a dura prova la tenuta delle nostre reti a causa dell’isolamento e dell’impoverimento generalizzato. 𝐂𝐞𝐥𝐞𝐛𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐚𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐢!
Ci troviamo spesso a dover far fronte alla violenza domestica e assistita, così come ad aggressioni negli spazi pubblici e privati. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐩𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐢 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐢 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐐𝐈𝐀𝐏+ o le case famiglia dove poter trovare un tetto quando per la propria incolumità è a rischio, si scappa di casa o si viene cacciat*. Le violenze spesso non vengono denunciate e restano nel silenzio. Quando invece diventano fatti di “cronaca” le ritroviamo sui media, narrate in modo ingiusto e discriminatorio. 𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐜𝐡* 𝐝𝐢 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐢𝐞𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐝’𝐨𝐝𝐢𝐨 in nome di una “libertà di espressione” che spesso è solo propaganda discriminatoria. Siamo una comunità che tanto ha lottato per emergere e che rappresenta una visione alternativa del mondo. 𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 “𝐬𝐮 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐢”, 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚 𝐨𝐫𝐚 𝐞̀ 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚!
Da anni ci autorganizziamo in 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐬𝐚𝐟𝐞𝐫 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐛𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐜𝐡𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚𝐥𝐢 a disposizione. Affermiamo la necessità di spazi per far fronte ai nostri bisogni e ampliare l’orizzonte dei nostri desideri, dove promuovere socialità e culture altre, fuori dai circuiti del consumo fine a se stesso e per favorire il nostro benessere e la nostra autodeterminazione. A Bologna siamo impegnat* su molti fronti per vederci restituiti luoghi fisici o per potenziare quelli esistenti, per non fermarci alla celebrazione di un passato di lotte, spesso strumentalizzate dalle istituzioni: 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐢!
Ci troviamo a manifestare con un Pride di rivolta in un mondo attraversato da 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐭𝐭𝐢 che continuano a riprodursi secondo logiche imperialiste, colonialiste e razziste. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin sta provocando morte e distruzione alle porte dell’Europa. Un’Europa che ha trovato come unica soluzione l’aumento di produzione di armi e l’apertura “straordinaria” ai soli profughi di questa guerra, lasciando tutt* l* altr* rifugiat* in uno stato di estrema precarietà e sfruttamento. 𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐢 𝐬𝐨𝐦𝐦𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐥𝐚𝐬𝐬𝐞, 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞, 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀, 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐬𝐢 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐢𝐠𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢, 𝐫𝐢𝐟𝐮𝐠𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢. Siamo consapevoli delle responsabilità dell’occidente coloniale e chiediamo riparazione: con il riconoscimento dello ius soli, con la fine dei patti con la Libia, con una riconversione ecologica vera e non a favore dei paesi più ricchi, con la fine dello sfruttamento su cui si fondano le politiche migratorie e l’economia del paese, con percorsi di accoglienza davvero attenti alla doppia discriminazione che le persone queer vivono quando migrano, con formazione e risorse.
𝐀𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐮𝐬𝐨 𝐮𝐧 𝐚𝐩𝐩𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞, affermando che:
𝘚𝘦𝘣𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘴𝘪𝘢 𝘦𝘷𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘳𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘕𝘰𝘳𝘥 𝘨𝘭𝘰𝘣𝘢𝘭𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘭’𝘜𝘤𝘳𝘢𝘪𝘯𝘢 𝘴𝘪𝘢 𝘳𝘢𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘳𝘢𝘻𝘻𝘪𝘴𝘮𝘰, 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘴𝘭𝘢𝘮𝘰𝘧𝘰𝘣𝘪𝘢, 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘰𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘱𝘳𝘦𝘮𝘢𝘵𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘣𝘪𝘢𝘯𝘤𝘰, 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘪𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘪𝘥𝘢𝘳𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘯𝘦𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘜𝘤𝘳𝘢𝘪𝘯𝘢. 𝘐𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦, 𝙙𝙤𝙗𝙗𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙖𝙡𝙯𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙡𝙞𝙫𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙤𝙡𝙞𝙙𝙖𝙧𝙞𝙚𝙩𝙖̀ 𝙊𝙑𝙐𝙉𝙌𝙐𝙀 𝙡𝙖 𝙜𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙧𝙚𝙨𝙞𝙨𝙩𝙖 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙜𝙪𝙚𝙧𝙧𝙖, 𝙖𝙜𝙡𝙞 𝙞𝙢𝙥𝙚𝙧𝙞𝙖𝙡𝙞𝙨𝙢𝙞 𝙚 𝙖𝙡𝙡’𝙤𝙘𝙘𝙪𝙥𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚.
𝐂𝐢 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐞, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐫𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚: 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚!
𝐍𝐨𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐨𝐯𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞!
𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐜𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨!

Dettagli

Data:
25 Giugno, 2022
Ora:
3:30 pm
Categorie Evento:
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